Con le Comunità Energetiche Rinnovabili anche in Italia arriva la condivisione di energia elettrica da fonti pulite a vantaggio di cittadini e imprese.
Grazie alle disposizioni introdotte dal decreto Milleproroghe all’art.42bis, finalmente anche in Italia arrivano le Comunità Energetiche che permettono di accedere al consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili sfruttando al meglio l’energia prodotta da pannelli solari.
Le parole chiave di questa “rivoluzione energetica” sono la lotta allo spreco energetico, la condivisione e il prezzo concorrenziale.
Cosa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili?
Le Comunità Energetiche (o Energy Community) sono associazioni tra imprese, attività, commerciali e cittadini che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’energia autoprodotta può essere consumata immediatamente o stoccata in sistemi di accumulo per essere utilizzata quando necessario.
Le Comunità Energetiche rappresentano quindi un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia pulita e permettono di conseguire benefici economici, ambientali e sociali.
Come funzionano le Comunità Energetiche?
Le Comunità Energetiche sono possibili grazie alla presenza dei contatori elettronici con misura oraria dei prelievi e delle immissioni. Il bilancio orario tra energia prodotta, autoconsumata e messa in condivisione, permette di quantificare l’energia che verrà premiata dal contributo statale.
Con la Smart Grid ognuno può diventare parte di una comunità energetica: chi possiede un impianto fotovoltaico connesso in rete (ed è quindi un prosumer) può condividere con altri consumer la propria energia in eccesso. Chiunque può far parte di una di queste comunità che condividono energia pulita, abbattendo così gli sprechi energetici, le bollette e la propria impronta di carbonio.
A cosa è dovuto il crescente interesse verso le Comunità Energetiche Rinnovabili
A causa della crisi energetica degli ultimi 12 mesi si sta guardando con interesse a strategie che consentano il decentramento e la localizzazione della generazione di energia elettrica mediante il coinvolgimento dei cittadini, delle attività commerciali, delle imprese e delle realtà che insistono sul territorio mediante lo sfruttamento dell’autoconsumo collettivo.
Per accelerare questo processo, lo Stato è prossimo a deliberare un incentivo economico che vada a premiare l’energia prodotta e contemporaneamente “virtualmente” consumata dai cittadini che si sono aggregati in una Comunità Energetica Rinnovabile (autoconsumo collettivo).
In questo modo i membri delle CER potranno dividersi il provento economico, utilizzarlo per sostenere le proprie spese energetiche oppure investirlo nella creazione di nuovi impianti di generazione o di servizi ambientali a beneficio della collettività.
Chi può far parte delle comunità energetiche?
La nostra giurisdizione ci dice che le comunità energetiche sono soggetti giuridici quindi possono essere associazioni, cooperative, consorzi, partenariati, organizzazioni senza scopo di lucro, società benefit e devono essere costituite da soggetti consumatori, produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile e da “prosumer” (ossia coloro che sono sia produttori che consumatori) che hanno la finalità di generare benefici ambientali, economici e sociali a livello di comunità ai propri membri o alle aree locali in cui opera.
In questa fase di transizione ecologica in particolare gli Enti Pubblici rivestono un ruolo importantissimo essendo i principali attori in grado di far convergere interessi collettivi verso la creazione delle Comunità.
Molti sono infatti i Comuni che si sono mossi verso la creazione delle Comunità mettendo a disposizione tetti per la realizzazione degli impianti fotovoltaici da cui generare l’energia da condividere e informando la collettività della possibilità di aderire alla Comunità.
Quali sono i vantaggi delle Comunità Energetiche?
Per creare profitti all’interno della Comunità Energetica c’è bisogno di ridurre il rischio di creare una Comunità sbilanciata tra consumo e produzione.
Oggi molte amministrazioni stanno commettendo l’errore di creare Comunità senza sapere quale possa essere l’effettiva capacità produttiva che in essa rientrerà.
Bisognerà invece avere una gestione ottimale per rilevare le quantità di energia prodotta, autoconsumata, immessa e prelevata, al fine di poter sfruttare al meglio i vantaggi economici delle CER.
Perché?
Le Comunità energetiche sono dei sistemi virtuosi che si basano sulle fonti rinnovabili, pienamente in linea con gli obiettivi di transizione ecologica e quindi lo stato italiano ha implementato degli incentivi economici che verranno erogati sull’energia che viene condivisa fra i membri della comunità oltre al provento derivante dalla vendita di questa energia al GSE o ad altro operatore.
In particolare, l’energia condivisa è definita dalla normativa come:
“il minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti alimentati a fonti rinnovabili e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei clienti finali associati”. Questo significa che quanto più saranno uguali tra loro questi valori di energia prodotta e prelavata, più sarà alto il beneficio maturato dalla Comunità e dai suoi membri. Più questo risultato sarà raggiunto con il numero corretto di partecipanti e più la ripartizione economica dei proventi sarà soddisfacente. La gestione quindi sarà al centro del successo delle CER.
Noi di Utility Power utilizziamo un software di calcolo per aiutare le PA al dimensionamento corretto della Comunità monitorando e controllando gli asset di produzione, accumulo e consumo.
Le CER sono una grande opportunità e produrranno i risultati attesi solo se si avrà un approccio corretto.